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Orchestra della Toscana, Erina Yashima e Martin Owen

ORCHESTRA DELLA TOSCANA
Direttore: ERINA YASHIMA
Corno: Martin Owen
C.M. von WEBER Der Freischütz, Ouverture
R. STRAUSS Concerto n.2 in mi bemolle maggiore per corno
DVOŘÁK Sinfonia n.9 in mi minore op.95 Dal nuovo mondo

Entrare in confidenza con un’orchestra, per la direttrice Erina Yashima, “è un po’ come prendere lezioni di guida per avere la patente automobilistica. Prima bisogna aver fatto un certo numero di ore di pratica nel traffico, nelle strade sterrate e di notte per essere ammesso all’esame. Dopodiché, se si ottiene la patente, non è che la macchina va da sé, perché al volante dobbiamo fare sempre tanta attenzione a quel che si fa”. Yashima è una guidatrice provetta, come dimostra il percorso folgorante che in una manciata d’anni l’ha portata dall’essere studentessa e assistente di bacchetta leggendarie a prendere su di sé la responsabilità di grandi orchestre come la nomina a primo direttore della Komische Oper di Berlino arrivata a settembre 2022. Lei, origini giapponesi, passaporto tedesco, ha studiato in Germania e a Vienna. Anno di svolta il 2015, quando ha partecipato all’Opera Academy verdiana tenuta a Ravenna da Riccardo Muti, di cui poi è stata assistente a Chicago. Nel programma insieme all’ORT, collabora con Martin Owen, primo corno della BBC Simphony che si cimenta con il Concerto n.2 di Richard Strauss, partitura con lo sguardo rivolto nostalgicamente al passato. Poi si ascolta la Sinfonia Dal Nuovo Mondo di Antonín Dvořák. In apertura l’Ouverture da Der Freischütz (Il franco cacciatore) di Carl Maria von Weber.

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Da lunedì 27 novembre sarà possibile confermare gli abbonamenti e sottoscrivere i nuovi, sia presso gli uffici del Centro Busoni sia presso la Libreria Rinascita (Via Ridolfi, 53) sia da Bonistalli Musica (Via F.lli Rosselli, 19)

TARIFFE: Abbonamento per 12 concerti
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Intero € 15,00 – Ridotto* € 12,00
NOVITA’Under 18: € 5,00 – Gratuito: fino a 6 anni compiuti
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Orchestra Sinfonica “Città di Grosseto”

ORCHESTRA SINFONICA “CITTÀ DI GROSSETO”
Direttore: FRANCESCO D’ARCANGELO
Soprano: Daniela Del Monaco
TELEMANN, RESPIGHI, ČAJKOVSKIJ

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Orchestra da Camera Fiorentina

ORCHESTRA DA CAMERA FIORENTINA
Direttore: GIUSEPPE LANZETTA
Violino: Augusto Vismara
Pianoforte: Elisa Racioppi
MENDELSSOHN Doppio concerto per violino e pianoforte in re min
BUSONI Concerto per pianoforte in re min
ELGAR Serenata

Sia Felix Mendelsshon Bartholdy che Ferruccio Busoni sono stati precocissimi nello scrivere musica. Caratteri che poi si evolveranno o si confermeranno (specialmente in Mendelsshon, piuttosto che Busoni il quale a 12 anni appare ancora legato a tratti stilistici altrui) in due figure di grande personalità e di importantissima presenza nella storia della musica. E’ interessante soprattutto la vivace scrittura solistica di Busoni che già si conferma gran pianista; e l’Adagio di ispirazione schubertiana si risolve in un riuscitissimo dialogo tra solista e orchestra. Nel caso di Mendelssohn si dà per certo che la prima esecuzione fu fatta dal compositore stesso in occasione di uno dei concerti privati organizzati presso la sua residenza a Berlino. Un programma quindi che vuole testimoniare quella speciale verve che tanti grandi compositori hanno avuto in gioventù.

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Angela Hewitt, pianoforte

Pianoforte: ANGELA HEWITT
BACH Variazioni Goldberg

Coproduzione con Associazione Mosaico e Note di Classica 2024

«Suonare il pianoforte è sempre stata per me fonte di gioia»: a parlare è Angela Hewitt, pianista canadese tra le più acclamate interpreti bachiane.
Angela Hewitt occupa una posizione unica tra i principali pianisti di oggi. Con un vasto repertorio e frequenti apparizioni sia in recital sia con le principali orchestre di Europa, Americhe e Asia, è un’artista pluripremiata e le sue esibizioni di Bach l’hanno affermata come una delle principali interpreti di questo compositore. Nel 2020 ha ricevuto la Medaglia Bach della Città di Lipsia: un grandissimo onore che per la prima volta, nei suoi 17 anni di storia, è stato assegnato a una donna..

Il titolo originale dell’opera è Aria mit verschiedenen Veränderungen (Aria con diverse variazioni) e fu completata da Bach nel 1742, periodo in cui i suoi interessi si stavano spostando dalla frenetica attività delle cantate a una produzione più intimamente speculativa. Le Goldberg sono, assieme al secondo volume del Clavicembalo ben temperato e all’incompiuta Arte della fuga, uno dei meravigliosi frutti di quell’atteggiamento maturo. Bach le aveva pensate anche con scopi didattici e come summa di tutte le conoscenze strumentali dell’epoca. La tecnica tastieristica e l’uso delle forme lo dimostrano: canoni, fughette, gighe e toccate si adattano con incredibile semplicità al basso dell’Aria. Dieci delle trenta variazioni sono scritte per le due tastiere del clavicembalo e, fino ai primi decenni del XX secolo, nell’eseguirle al pianoforte si era soliti apportare delle piccole, ma filologicamente intollerabili, rivisitazioni del testo. Solo nel 1955 il virtuosismo mirabolante di un artista come Glenn Gould arrivò a dimostrare che le Goldberg potevano essere suonate rispettando la scrittura originale, aprendo così le porte a un nuovo modo di interpretare Bach al pianoforte.

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Arsenii Mun, pianoforte

Pianoforte: ARSENII MUN
Vincitore del 64° Concorso Pianistico Internazionale Ferruccio Busoni 2023 di Bolzano e vincitore del Premio Arturo Benedetti Michelangeli
BACH-BUSONI Nun komm, der Heiden Heiland BWV 659
HAYDN Sonata in mi bemolle maggiore, Op. 92, HOB:XVI:52
CHOPIN Mazurkas (Op.6 N.1, Op.17 N.2, Op.17 N.4); Barcarolle Op. 60
SKRJABIN Sonata Fantasia in sol diesis minore N. 2 Op. 19
RAVEL Gaspard de la nuit
LISZT Rapsodia ungherese N. 2

Arsenii Mun è il vincitore assoluto del 64° Concorso Pianistico Internazionale Ferruccio Busoni 2023. Il pianista ventiquattrenne si è aggiudicato anche il prestigioso Premio Arturo Benedetti Michelangeli, assegnato solo in caso di verdetto unanime della giuria, caso piuttosto raro visto che questo riconoscimento non veniva concesso da quasi tre decenni. Inoltre, è stato votato online da una stragrande maggioranza di spettatori da tutto il mondo, aggiudicandosi il Premio del Pubblico.
L’astro nascente del pianismo mondiale ricorderà Busoni eseguendo la trascrizione del preludio corale Nun komm, der Heiden Heiland, BWV 659 di Bach oltre ai brani di altri grandi compositori quali Haydn, Chopin, Skrjabin, Ravel, Liszt.

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Italian Harmonists, le voci del Teatro alla Scala

ITALIAN HARMONISTS
Le voci del Teatro alla Scala di Milano
Donne e motori, son gioie e tenori
In occasione del centenario della morte di Giacomo Puccini

Tenore: ANDREA SEMERARO
Tenore: GIORGIO TIBONI
Tenore: LUCA DI GIOIA
Tenore: MICHELE MAURO
Basso: SANDRO CHIRI
Pianoforte: JADER COSTA

Ricorre nel 2024 il centenario della morte di Giacomo Puccini e non poteva mancare un doveroso omaggio al grande Maestro da parte del gruppo Italian Harmonists.
Un titolo scanzonato quello del loro recital, che intende unire, nel percorso narrativo del Puccini uomo e compositore, le sue grandi passioni: musica, donne, motori e tecnologia.Le automobili furono lo specchio del suo carattere irrequieto, incessantemente alla ricerca di novità e segno di libertà, autonomia e ricchezza. Le cronache ci dicono che tra il 1901 e il 1924 ne acquistò addirittura quattordici, a partire dalla splendida De Dion Bouton, quando ancora nemmeno il re d’Italia ne possedeva una.
Amava le nuove tecnologie, si interessava dei continui sviluppi della meccanica…e se lo poteva permettere.
Del resto, l’automobile è sempre una lei e lui, che di donne e motori s’intende parecchio, trova naturale ammirare con trasporto l’involucro perfetto della carrozzeria e accarezzare quegli interni trafilati di pelle come se sfiorasse l’incarnato di una donna, o far andare su di giri il motore come se desse voce ai suoi personaggi, Mimì, Manon, Tosca, Butterfly, Turandot, protagoniste dei suoi drammi, elementi imprescindibili di molte delle sue opere, ‘motore’ e anima della vicenda.
Il gruppo vocale è composto da quattro tenori, un basso e un pianista, che ci raccontano Puccini in musica e parole, con la maestria e la brillantezza che da sempre li contraddistingue, attraverso una offerta musicale variegata ed inedita.

Photo credit: Alice Colombo e Camilla Canalini

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Orchestra della Toscana, con Andrea Battistoni e Dmitry Masleev

ORCHESTRA DELLA TOSCANA
Direttore: ANDREA BATTISTONI
Pianoforte: Dmitry Masleev
ČAJKOVSKIJ Concerto n.1 in si bemolle maggiore per pianoforte e orchestra Op.23
BORODIN Nelle steppe dell’Asia centrale
RIMSKIJ-KORSAKOV Sinfonietta su temi russi in la minore Op.31

“Un talento tecnico fatto di rigore ed elasticità” che mostra “una notevole maturazione di interprete”. Così Giuseppe Rossi, sulla “Nazione”, ha descritto Andrea Battistoni sul podio dell’Orchestra della Toscana per il concerto conclusivo della stagione scorsa. Il giovane direttore veronese torna all’ORT: occasione per ascoltarlo con attenzione, perché non è consueto trovarlo spesso in Europa. Infatti negli ultimi anni la sua carriera si è sviluppata soprattutto in Giappone, dove da sette anni è comandante in capo della Tokyo Philharmonic. Nel programma che propone c’è la Russia all’ennesima potenza. Ossia i tanti temi popolari presenti nella Sinfonietta di Rimskij-Korsakov, tra i fondatori del nazionalismo musicale russo insieme a Borodin, le cui Steppe dell’Asia centrale descrivono in suoni spazi sconfinati: una carovana di asiatici scortata dall’esercito zarista. Poi arriva un pezzo da novanta, il Concerto op.23 di Čajkovskij, banco di prova per ogni virtuoso del pianoforte che aspiri all’olimpo. Vette che può raggiungere senza difficoltà il siberiano Dmitry Masleev, vincitore del prestigioso Concorso Čajkovskij di Mosca nel 2015.

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Gamo Ensemble – Gruppo Aperto Musica Oggi

GAMO ENSEMBLE
Direttore: Francesco Gesualdi
Non parlate di me: vita, sogni e morte di Marilyn Monroe
Opera semiscenica su musica di Mauro Cardi e libretto di Paolo Carradori
Soprano: Giulia Zaniboni
Attrice: Giulia Perelli
Voci off: Andrea De Luca
Flauto: Sara Minelli
Sassofono: Michele Bianchini
Violino: Marco Facchini
Contrabbasso: Giacomo Piermatti
Fisarmonica: Nicola Tommasini
Pianoforte e toy piano: Ilaria Baldaccini

L’idea di un lavoro su Marilyn Monroe muove da una riflessione personale dal sapore evocativo pasoliniano, il citatissimo…io so, ma non ho le prove…, che per anni mi è girata nella testa. Con le dovute cautele rispetto al rischioso accostamento, dentro di me sapevo, sentivo che la figura pubblica dell’ultima diva dello star system hollywooddiano, divenuta dopo la morte leggenda e icona universale, non aderiva alla realtà, era preconfezionata. Percepivo nei suoi occhi, negli atteggiamenti, nel suo porsi davanti ai fotografi, nelle interviste, nell’intimità del suo rapporto con i libri, un’ombra di dolore, una profonda fragilità. Sì certo, sapevamo della sua infanzia difficile, della mancanza degli affetti familiari, del fallimento dei tre matrimoni, troppo poco però per imbastire una persuasiva tesi sulle mie convinzioni. Come raccontare allora la personalità, le fragilità di un’attrice dal successo planetario, di una donna bramata da tutti gli uomini del mondo che muore sola a trentasei anni, con a disposizione solo poche tracce emotive e biografiche?

Le prove infine arrivano. L’editore Feltrinelli nel 2010 pubblica Marilyn Monroe Fragments (Poesie, Appunti, Lettere) con una bella prefazione di Antonio Tabucchi. In quelle quasi trecento pagine, tra le righe, le parole, cancellature, dubbi e scarabocchi, c’è probabilmente la vera Marilyn che allontana in modo definitivo da se la figura patinata, radiosa, sexy, ingenua, svampita e rassicurante che l’industria americana del cinema ha imposto per anni.

Non parlate di me, da lì prende le mosse. Convinto dello sdoppiamento esistenziale vissuto dall’attrice, dalla donna (quello che doveva essere e quello che era), ho pensato a due piani di lettura: un dentro ( i suoi pensieri, le sue parole) e un fuori (ciò che si è detto, scritto di lei). Come terzo elemento ulteriore, arricchimento di ritmo e sviluppo drammaturgico, ho scelto spezzoni di poesie della Monroe, lasciandole in inglese, che diventano brani cantabili. Il rapporto dialogico tra dentro e fuori visivamente lo immagino così: Marilyn sulla scena con l’ensemble, mentre gli interventi del fuori sono caratterizzati da una voce maschile preregistrata che va a creare un ideale coro di personaggi diversi (colleghi, giornalisti, critici, poeti…) che sta dietro, invisibile. Coro di fantasmi che vengono cancellati, evaporano sotto la forza della fragilità di Marilyn Monroe.
Paolo Carradori

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Orchestra della Toscana con Igudesman & Joo

ORCHESTRA DELLA TOSCANA
IGUDESMAN & JOO

Rachmaninoff Will Survive

Si può ridere della musica classica, con la musica classica? Sì … se ci si trova davanti a Aleksey Igudesman (che suona un prezioso violino Santo Serafino del 1717), e Hyung-ki Joo, pianoforte, un’esilarante miscela di cultura popolare, commedia e, appunto, note classiche. I loro video su YouTube toccano i 50 milioni di contatti. I loro spettacoli funzionano bene sia nelle sale da concerto sia davanti a 18 mila fan in uno stadio. Si sono conosciuti da bambini nelle aule della Yehudi Menuhin School, in Gran Bretagna, e sono diventati presto ottimi amici, compagni di avventure teatral-musicali, coltivando insieme il sogno di rendere la classica accessibile a un pubblico sempre più vasto. Da vent’anni fanno ridere con i loro pazzi spettacoli musicali, nei quali spesso fanno irruzione star della classica, leggende del cinema e del pop-rock, tipo Roger Moore e Gidon Kremer, Roben Gibb dei Bee Gees e John Malkovich, i Simple Minds e Viktoria Mullova, Yuja Wang e Midge Ure degli Ultravox. Lo show che portano all’ORT, coinvolgendone gli strumentisti nei loro stralunati sketch, è un omaggio da morir dal ridere a Sergej Rachmaninov in occasione dei centocinquant’anni dalla nascita celebrati nel 2023.

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Orchestra della Toscana & Kolja Blacher

Direttore e violino: KOLJA BLACHER

BEETHOVEN Concerto in re maggiore per violino e orchestra Op.61
MENDELSSOHN Sinfonia n.3 in la minore Op.56 Scozzese

Il tedesco Kolja Blacher è uno di poche parole. Si esprime imbracciando il suo Guarneri del Gesù del 1730. E lavorando sodo con l’orchestra, quando è chiamato anche a far il direttore. Torna a suonare con l’ORT 10 anni dopo, proprio in questa doppia veste, che negli ultimi tempi – ora che ha compiuto i sessant’anni – è quella che più gli piace indossare. Lui, figlio del rinomato compositore Boris Blacher, allievo alla Juilliard School di New York di Dorothy DeLay (che ha insegnato a una marea di grandi violinisti, compreso Itzhak Perlman), è stato primo violino della Filarmonica di Berlino negli anni Novanta, l’epoca di Claudio Abbado. Insieme all’ORT lavora su un pilastro del repertorio violinistico, il Concerto op.61 di Beethoven. Partitura datata 1806 che, sul momento, il pubblico non apprezzò. A farla entrare in circolazione, diversi anni dopo la morte dell’autore, attorno alla metà del secolo, fu l’interpretazione offerta dal grande violinista Joseph Joachim con la direzione di Felix Mendelssohn e poi con quella di Robert Schumann. Proprio a Mendelssohn appartiene l’altro lavoro in programma, la Sinfonia Scozzese.

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